Archivio della Categoria 'Prestiti'

Prestito senza busta paga

lunedì 10 febbraio 2014

Prestito senza busta pagaPrestito senza busta paga

Se non avete un lavoro fisso, situazione non così improbabile in un mercato del lavoro sempre più flessibile, sarà difficile ottenere un prestito senza busta paga, difficile, ma non impossibile.

Ottenere un prestito senza busta paga è possibile in determinate circostanze e soprattutto se si è in grado di prestare certe garanzie come proprietà immobiliari, titoli, o la garanzia di un terzo, disponibile a farsi da garante.

Se non hai proprietà immobiliari e neppure conosci qualcuno che possa farti da garante, le tue possibilià di ottenere un prestito senza busta paga diventano molto ma molto scarse.

Sei un lavoratore atipico, vorresti ottenere un prestito senza busta paga?

Per saperne di più:

http://www.mc2elearning.com/html/prestito-senza-busta-paga.html

Valutare un finanziamento a tasso zero

lunedì 10 febbraio 2014

Valutare un finanziamento a tasso zeroValutare un finanziamento a tasso zero

Vediamo come si valuta un finanziamento cosidetto a “tasso zero” e decidere se è davvero conveniente o meno

Una tra forme diffuse di finanziamento è il cosiddetto finanziamento a tasso zero.

In questo mondo, purtroppo, nessuno regala nulla e siamo costretti a darvi una brutta notizia: gli interessi non si vedono, ma ci sono!

Questo però non vuol dire che il finanziamento non sia conveniente.

In questi casi, però, bisogna avere la possibilità di scoprire cosa costerebbe il bene/servizio che intendiamo comperare se venisse pagato in contanti.

Per saperne di più:

http://www.mc2elearning.com/html/valutare-un-finanziamento-a-tasso-zero.html

Come si calcola la rata del leasing

sabato 21 dicembre 2013

Come si calcola la rata del leasingCome si calcola la rata del leasing

Esempio di calcolo della rata di un leasing operativo o finanziario con Microsoft Excel 2010.

Il calcolo della rata periodica in un contratto di leasing operativo o finanziario dipende dal bene concesso in uso: autoveicolo, attrezzatura, macchinario, immobile.

Da tenere presente che in un contratto di leasing, o locazione finanziaria, la proprietà del bene non è di chi paga le rate, ma della società finanziaria, la quale la ottiene pagando per contanti il fornitore del bene.

Per saperne di più:

http://www.mc2elearning.com/html/calcolo-rata-leasing.html

Ottenere un prestito da una polizza vita

domenica 20 luglio 2008

Se avete stipulato un’assicurazione del ramo vita e vi servono soldi in prestito, potete chiedere alla vostra compagnia di anticiparvi parte del denaro che comunque vi sarà dovuto alla scadenza del contratto. Non sempre questa operazione è però vantaggiosa.

Chi ha stipulato una polizza del ramo vita può ottenere dalla sua assicurazione un anticipo di denaro su somme a cui, prima o poi, avrà diritto.

Non tutte le polizze danno però la possibilità di chiedere l’anticipo; per godere di questa opportunità occorre aver sottoscritto una tra le seguenti tipologie di polizza:

— polizza di risparmio con controassicurazione: al beneficiario viene pagato un capitale (o rendita) a una certa data; l’anticipo è possibile purché in caso di morte sia prevista almeno la restituzione dei premi agli eredi;

— polizza mista: il beneficiario riceve rendita o capitale a una certa data; se muore prima di quella scadenza, si pagano gli eredi;

—polizza a vita intera: è un contratto raro (di solito queste assicurazioni hanno una durata limitata: 10 o 20 anni); prevede il pagamento di rendita o capitale agli eredi soltanto alla morte del beneficiario, in qualunque momento questa capiti.

L’anticipo sulle polizze si può ottenere in modo più semplice rispetto ai prestiti delle finanziarie e delle banche. Basta chiedere il denaro in agenzia, dove vi sarà fatto firmare un modulo.

Dato che viene anticipato denaro del beneficiario della polizza, non serve fornire garanzie, perché l’assicurazione non corre alcun rischio. La garanzia è infatti già rappresentata dal capitale che l’assicurazione dovrà versare.

Tra la richiesta e la disponibilità effettiva del denaro possono passare anche 30 giorni. Questo modo di ottenere liquidità va dunque preso in considerazione solo se non si hanno particolari urgenze.

La quantità di denaro ottenibile è al massimo pari al valore di riscatto lordo, cioè a quanto darebbe l’assicurazione se venisse chiuso il contratto in quella data.

Il valore di riscatto da considerare è in genere quello dell’ultima rivalutazione annuale avvenuta. In altre parole, se chiedete l’anticipo a novembre, vi si concede ciò che vi si concedeva al gennaio dello stesso anno: il riscatto maturato durante l’anno non conta.

Alcune compagnie non concedono l’intero valore del riscatto, ma una percentuale (di solito l’80 o il 90%). Questa è però solo la cifra di facciata: per calcolare quello che davvero ci si ritrova in tasca bisogna infatti detrarre la prima rata di interessi per il rimborso che per lo più è annua, ed eventuali spese per l’ottenimento dell’anticipo, come avviene per i prestiti delle banche e delle finanziarie.

L’assicurato paga gli interessi sull’anticipo perché il capitale che la compagnia gli sta gestendo continua a rivalutarsi: in pratica, ricade su di lui il costo della rivalutazione di quella parte del suo capitale che gli è stata anticipata e che quindi, non essendo più gestita dalla compagnia, non si rivaluta più automaticamente.

Gli interessi sono spesso versati insieme al premio, ma su quietanza separata, per evitare di pagare anche su questi ultimi l’imposta che grava sul premio.

In alternativa possono anche essere tolti dal capitale a scadenza. Naturalmente gli interessi sono dovuti solo per la parte di anticipo non ancora restituita.

Un esempio: l’anticipo ammonta a 2000 euro e il tasso d’interesse è il 5%; ogni anno l’assicurato paga un premio aumentato di 100 euro (il 5% di 2000 euro), pari agli interessi.

Se in seguito si restituisce metà dell’anticipo, bisognerà versare, da quel momento in poi, metà degli interessi precedenti (50 euro).

Gli interessi non sono fissi, come per i piccoli prestiti tradizionali, ma variano annualmente secondo il rendimento della polizza.

Se l’anticipo viene restituito, il capitale destinato all’assicurato non viene minimamente intaccato e continua a rivalutarsi come prima. Gli interessi si pagano proprio per questo, cioè per riempire il vuoto nella rivalutazione lasciato dalla parte di capitale che è stata anticipata. In questo modo di fatto si rivaluta l’intero capitale assicurato.

La richiesta di un anticipo non intacca il corso della polizza. Il cliente continua a pagare normalmente i premi pattuiti.

Per restituire l’anticipo ci sono due modi.

1. Prima della scadenza, quando vuole l’assicurato: si può pagare direttamente agli uffici dell’agenzia o versare il dovuto sul relativo conto corrente o su quello della compagnia.

2. Alla scadenza: in questo caso l’importo dell’anticipo viene detratto dal capitale (o dalla rendita) che spetta all’assicurato. Fino ad allora quest’ultimo deve pagare gli interessi sulla somma avuta.

Non esiste un minimo di durata dell’anticipo e il massimo è fissato dalla data di scadenza della polizza.

Differenza tra fido e prestito

mercoledì 9 luglio 2008

Tale distinzione è particolarmente rilevante dal punto di vista concettuale e da quello tecnico-economico.

Il fido, o affidamento, è definito come l’impegno assunto dalla banca di mettere una somma a disposizione del cliente, di assumere o di garantire per suo conto una obbligazione.

Tutte le operazioni attive, ad eccezione degli impieghi in titoli ed in immobili, e tutte le operazioni di credito di firma nascono da un fido, poichè si tratta di operazioni che comportano sempre la valutazione del credito che può essere prudentemente attribuito al cliente, cioè del rischio che può essere assunto nei suoi confronti.

Il fido consiste quindi in un accordo preliminare ad altri contratti bancari di prestito (sconti, anticipazioni, accettazioni, aperture di credito in conto corrente, riporti, ecc).

Le condizioni di questo accordo riguardano le modalità secondo le quali il cliente beneficiario può utilizzare il credito messo a sua disposizione dalla banca.

L’importo complessivo del fido è sempre determinato poiché la banca non può evidentemente concedere al cliente la facoltàdi stabilire secondo le proprie esigenze il volume di credito di cui egli necessita.

Tale importo massimo può essere però utilizzato in diversi modi: in una sola volta e totalmente, oppure gradatamente entro limiti di tempo prestabiliti o indeterminati.

Inoltre lo stesso fido può dar vita ad un solo o più prestiti; in quest’ultimo caso gli utilizzi sono molteplici e spesso diversificati sotto il profilo della struttura tecnica che caratterizza le singole operazioni di prestito.

Le calusole che qualificano i fidi sono quindi assai varie e più o meno specifiche a seconda del tipo di rapporto che intercorre tra la banca concedente e il beneficiario.

Il fido assume in altre parole la forma di una promessa in base alla quale la banca si impegna ad erogare un certo credito al cliente. L’oggetto dell’impegno non sempre ha carattere monetario. Accade infatti abbastanza spesso che la banca si obblighi a sottoscrivere una obbligazione per conto del cliente (credito di accettazione) o a garantirla (credito di avallo o di fideiussione).

Nell’aspetto giuridico il fido per cassa può essere assimilato all’apertura di credito bancario, definita e disciplinata dagli articoli 1842-1845 del Codice Civile.

Il fido si differenzia quindi sostanzialmente dal prestito bancario per il fatto che esso ne rappresenta l’indispensabile presupposto. I prestiti vengono infatti concessi soltanto sulla base di un fido precedentemente accordato: quando un privato o un impresa richiede un finanziamento alla banca, questa procede a valutare accuratamente i rischi che esso comporta e, in conseguenza, il fido che può essere concesso al cliente.

Appare quindi evidente che l’erogazione del prestito appartiene ad un momento logico successivo al fido.

Il cliente non ha sempre la possibilità di distinguere queste due fasi dalla negoziazione, poichè la banca spesso si limita ad effettuare l’operazione di credito richiesta (sconto, anticipazione, ecc.), senza comunicargli l’importo del fido globalmente attribuito.

Prestiti e finanziamenti a tasso zero TAN e TAEG

martedì 13 novembre 2007

L’indicatore più importante per valutare il costo di un finanziamento è il TAEG, chiamato anche ISC o Indicatore Sintetico di Costo. Si tratta del vero tasso di interesse che si paga quando si chiede un prestito. Il suo valore, infatti, tiene conto sia delle spese sia della cadenza dei pagamenti.

Il TAEG è un obbligo di legge imposto a tutti gli acquisti che rispettano le seguenti condizioni.

– Quello che si compra con il prestito deve servire per il consumo e non per la produzione. In sostanza deve essere un prestito fatto ai privati e non ad aziende o professionisti.

– Il prestito deve essere compreso tra € 155 e € 30.987.

– Il rimborso della somma non può avvenire in blocco nè concludersi entro un anno e mezzo.

– Il prestito non deve servire né per comprare una casa né per costruirne o restaurarne una.

I prestiti fatti a queste condizioni devono rispettare regole ben precise.

– Il TAEG e tutte le altre voci di costo devono essere scritte sul contratto.

– Se nelle pubblicità del finanziamento (spot, depliant, annunci) sono contenute le condizioni economiche, anche il TAEG e il suo periodo di validità devono essere riportati.

– Deve sempre essere possibile estinguere anticipatamente il debito pagando al massimo una penale dell’1% sul capitale ancora da restituire.

– Ci si può rifiutare di pagare le rate finché il fornitore non consegna la merce perfettamente funzionante.

Il rifiuto si può opporre, però, solo a condizione che il fornitore si appoggi ad una unica finanziaria e che sul contratto del prestito sia specificato che questo serve per comprare quella merce.

Se il venditore non adempie al suo compito, si può risolvere il contratto e annullare tutto, pretendendo la restituzione del denaro eventualmente già versato.

Molto spesso nelle pubblicità televisive o sui cartelloni che tappezzano le città si sente o si legge l’invitante promessa: finanziamenti a tasso zero.

L’esperienza ci ha insegnato che spesso nelle pieghe tra promesse e realtà si può nascondere qualche spesa o qualche condizione particolare che rendono il prestito assai meno allettante.

TAN e TAEG non sono la stessa cosa. Come si fa allora a capire se un prestito è davvero a tasso zero?

Le pubblicità sono in genere accompagnate da due sigle: il TAN (tasso annuo nominale) e il TAEG (tasso annuo effettivo globale). Il primo serve ai finanziatori per calcolare l’ammontare delle rate, mentre il secondo è quello che interessa a chi chiede il prestito per valutarne la convenienza.

Un prestito che abbia il TAN pari a zero è un finanziamento in cui l’ammontare di tutte le rate è uguale alla somma prestata, ma il debitore dovrà poi pagare anche le spese di istruttoria, le assicurazioni imposte da chi presta i soldi, le spese per il pagamento di ogni singola rata e varie altre spese accessorie.

Se è questo il tasso zero cui si riferisce la pubblicità si può quindi esser certi che in realtà il finanziamento non sarà affatto “gratuito”.

Soltanto quando il TAEG è pari a zero il prestito si può davvero definire a tasso zero, perché in questo caso la somma di tutto ciò che il debitore paga coincide perfettamente con il denaro che si è fatto prestare e comprende già tutte le spese che nel TAN erano escluse.

Molto difficilmente però troverete prestiti con TAEG=0! E se li trovate, datemi retta: lasciate stare, molto probabilmente ciò significa che vi dovete aspettare costi nascosti da qualche altra parte!

Per calcolare la reale convenienza di un prestito, allora, si dovrà guardare il TAEG applicato dal finanziatore: più questo è basso più il prestito è vantaggioso.

Un altro sotterfugio da cui guardarsi è quello messo in pratica da alcuni rivenditori, che fingono di applicare il tasso zero a chi paga a rate, ma in realtà fanno un ingente sconto a chi paga in contanti.

In sostanza se chi chiede un prestito non ha diritto allo sconto è proprio come se pagasse degli interessi camuffati.

Visto che non c’è legge che impedisca al negoziante di praticare questo tipo di sconti, chi è intenzionato a pagare a rate è meglio che prima si informi sulla possibilità di ottenere una riduzione del prezzo pagando in contanti.

Cominciamo dalla scelta più conveniente per arrivare a quella che lo è meno, ma che la situazione contingente potrebbe costringervi ad adottare.

1) La cosa migliore è sempre pagare in contanti, oppure trovare un prestito con un TAEG pari a zero.

2) Se siete disposti a imbarcarvi in un prestito, la cosa migliore è cercare di informarvi bene per conoscere quali sono le condizioni di mercato in vigore.

Per trovare il prestito più vantaggioso basta poi confrontare i TAEG fra di loro e scegliere il negozio che applica quello più basso. Ricordatevi sempre che conviene chiedere alla banca il pagamento automatico delle rate per non dimenticarsene.

3) Chi non ha il contante e non ha voglia di impelagarsi in procedure burocratiche e scartoffie varie può decidere di pagare a rate con la carta di credito. E il sistema più pratico ma non certo il più conveniente.

4) Lo scoperto in banca è un pò l’ultima spiaggia, nel senso che è generalmente molto oneroso. Può essere utilizzato solo se si è certi di poter rimettere la somma sul conto in tempi molto rapidi.