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Formazione del prezzo di una azione

domenica 20 luglio 2008

Valore nominale e prezzo di un’azione non sono la stessa cosa. Mentre il primo esprime la parte di capitale sociale che l’azione rappresenta, il secondo è la quantità di moneta necessaria per comprare o vendere un’azione. Il valore nominale, in genere, rimane sempre lo stesso. Il prezzo, al contrario, è variabile, poiché dipende dalla domanda e dall’offerta.

Se in Borsa un titolo è molto richiesto, se cioè il numero degli ordini di acquisto è superiore a quello degli ordini di vendita, il suo prezzo cresce. Viceversa, se l’offerta di azioni è superiore alla domanda (ci sono più ordini di vendita rispetto a quelli di acquisto), allora il prezzo scende.

Domanda e offerta di titoli, a loro volta, dipendono da una serie di fattori collegabili, da un lato, allo “stato di salute” delle aziende e, dall’altro, all’andamento dell’economia.

Poiché un’azione rappresenta una piccola parte della proprietà di una società, il suo prezzo dipende dalla “ricchezza” dell’azienda e dalla sua capacità di produrre profitti. A parità di altre condizioni, più elevati sono gli utili generati, e più velocemente crescono, più è probabile che la società distribuisca dividendi di importi elevati.

Le prospettive di guadagno per gli azionisti, di conseguenza, sono alte, e rendono conveniente l’acquisto delle azioni della società, stimolando così la domanda.

Viceversa, se l’impresa è in perdita o ha utili in calo, la domanda delle sue azioni diminuisce e aumenta invece l’offerta.

Anche l’aspetto patrimoniale di una società influisce sulla domanda e l’offerta di titoli. Se l’indebitamento dell’azienda non è elevato, e se i suoi investimenti hanno interessanti prospettive, è probabile che molti investitori si interessino alle sue azioni.

Il prezzo di queste ultime, quindi, è destinato a salire. Nel caso contrario, invece (elevato indebitamento e investimenti poco interessanti), l’offerta si farà più insistente e il prezzo delle azioni scenderà.

Per tutte le società le possibilità di produrre utili dipendono dal contesto economico circostante. Se l’economia ha buone prospettive di sviluppo, allora anche le aziende cresceranno. Viceversa, se sul mondo delle imprese incombe il pericolo di un rallentamento della crescita o addirittura di una recessione, allora diventa più difficile produrre utili e distribuire dividendi.

La domanda e l’offerta di azioni, quindi, dipendono anche dalla situazione dell’economia. Se sulle aziende splende il sole della crescita economica, aumenta l’interesse degli investitori per le azioni. Al contrario, se sul futuro dell’economia si va addensando qualche nube, il pubblico abbandona le azioni per approdare verso lidi più sicuri.

In campo finanziario, titoli di Stato e obbligazioni rappresentano un rifugio per chi voglia mettersi al riparo dai rischi di una caduta dei prezzi delle azioni. Essi, infatti, garantiscono all’investitore il pagamento degli interessi in ogni caso.

In teoria, e spesso nella pratica, il rendimento che offrono questi titoli è minore di quello delle azioni, ma in compenso non esistono grossi rischi di caduta dei prezzi e di andamento altalenante della remunerazione.

I tassi di interesse sono un altro importante elemento che influenza la Borsa.

Titoli di Stato e obbligazioni, infatti, sono “concorrenti” delle azioni. Se aumentano i tassi di interesse (e quindi il rendimento di obbligazioni e titoli di Stato), a parità di altre condizioni l’investitore giudicherà meno attraenti le azioni, e si rivolgerà agli altri titoli.

Inoltre, l’aumento dei tassi incide negativamente sui bilanci delle società, direttamente aumentando gli oneri finanziari e indirettamente frenando la crescita dell’economia. Il risultato è un dividendo più basso.