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La teoria della parità dei tassi di interesse

domenica 13 luglio 2008

La teoria della parità dei tassi di interesse muove dal postulato secondo cui due attività aventi le stesse caratteristiche di rischio dovrebbero avere il medesimo rendimento. Se ciò non si verifica, gli agenti economici compiono arbitraggi tra le due attività fino ad eguagliare i rendimenti.

In altri termini, se una attività presenta un rendimento maggiore di quello di un’altra attività avente lo stesso rischio, gli agenti venderanno quest’ultima per acquistare la prima. Essi continueranno a farlo fino a quando i rendimenti saranno eguali.

Applichiamo questa intuizione al mercato dei cambi. Supponiamo che i residenti di un paese abbiano scelto di detenere un’attività remunerata al tasso di interesse nazionale e un’attività remunerata al tasso di interesse estero. Ipotizziamo che in entrambi i casi si tratti di depositi a risparmio a scadenza annuale.

Un dollaro investito in depositi a risparmio remunerati al tasso interno, renderà, dopo un anno, questo ammontare:

1 + r

dove r è il tasso di interesse interno sui depositi a risparmio.

Il medesimo investimento effettuato, però, all’estero, implica un rischio di cambio. Il residente nazionale può comunque trasformare questo investimento in un altro, avente le medesime caratteristiche di rischio di quello nazionale, vendendo sul mercato a termine il valore futuro del suo investimento estero.

Il valore dell’investimento in un deposito a risparmio estero coperto dal rischio di cambio, dopo un anno, è:

Tasso di rendimento estero

dove rf è il tasso di interesse estero; F è il tasso di cambio a termine e S il tasso di cambio a pronti. (I tassi di cambio sono definiti come ammontare di valuta nazionale per unità di valuta estera).

Per vedere come opera l’arbitraggio, supponiamo che il rendimento estero sia superiore a quello interno.

I residenti acquisteranno perciò valuta estera a pronti (per investirla in depositi esteri) e venderanno lo stesso ammontare (aumentato del rendimento da interesse) sul mercato a termine, al prezzo F. Questa attività di arbitraggio assicura che il tasso a pronti si alzi e quello a termine si abbassi. Ciò continuerà fino a che il rendimento (corretto per il rischio) sull’attività estera sarà uguale al tasso di interesse interno. Si ottiene così il teorema della parità dei tassi di interesse:

 

Teorema della parità de tassi di interesse

che si può scrivere anche in questo modo:

 

formula del differenziale tassi di interesse

Questa versione del teorema della parità dei tassi di interesse dice che il differenziale tra i tassi di interesse è eguale al premio (sconto) del cambio a termine. Per esempio, se il differenziale di interesse favorisce la divisa nazionale, questo deve essere compensato da un premio a termine che renda conveniente acquistare valuta a pronti e venderla a termine.

Il teorema della parità dei tassi di interesse espresso nelle ultime 2 equazioni è anche detto parità coperta dei tassi di interesse. La sua validità è confermata empiricamente.

Cambio Euro-Dollaro cosa lo determina

sabato 12 luglio 2008

Da circa un paio di anni si sente molto spesso parlare del cambio Euro-Dollaro e di come questo rapporto si modifichi progressivamente a favore dell’Euro e a discapito del Dollaro, ma cosa significa tutto questo?

Il rafforzamento della moneta unica potrebbe continuare all’infinito? Che ripercussioni potrà avere per l’uomo della strada questo fenomeno? Cosa determina o influenza il rapporto tra le 2 valute più importanti del nostro pianeta?

Il discorso sulle valute e i cambi, da qualunque angolo lo si veda, è un discorso molto complesso e non pretendiamo quindi in questa sede di chiarire tutto sull’argomento, ma cercheremo di sintetizzare, riprendendo magari l’argomento più avanti.

A questo indirizzo, su Yahoo Finance, dovreste poter ritrovare in qualunque momento, anche a distanza di tempo dalla pubblicazione di questo post, il grafico aggiornato degli ultimi 12 mesi del cambio Euro-Dollaro.

Diciamo subito che ci sono sempre state divergenze di pensiero tra le varie scuole di economisti e monetaristi circa le dinamiche macroeconomiche relative all’evoluzione dei tassi di cambio tra le varie monete internazionali, tuttavia è bene sapere che esistono alcuni punti fermi.

Secondo la teoria economica prevalente sono essenzialmente 4 le categorie di fattori che influenzano il cambio euro-dollaro, come del resto qualsiasi altro rapporto di cambio:

1. Il differenziale tra i tassi di interesse delle rispettive banche centrali delle 2 economie (Unione Europea e U.S.A.)

2. Il livello dei prezzi dei beni e servizi nelle due economie

3. Il prezzo reale del petrolio

4. Le politiche fiscali in Europa e negli U.S.A.

A queste 4 categorie bisogna senz’altro aggiungerne una quinta: i fattori speculativi. I mercati valutari infatti sono oramai completamente informatizzati ed in funzione 24 ore su 24 e accessibili da ogni punto del pianeta.

Le ragioni per cui si acquistano dollari americani contro euro oppure euro contro dollari americani non sono riconducibili soltanto allo scambio di merci tra le due economie, cioè alle importazioni e alle esportazioni tra le due aree economiche, ma anche e soprattutto a ragioni di ordine puramente finanziario e speculativo.

C’è chi pensa che le Banche centrali siano interamente responsabili delle variazioni dei tassi di cambio ma questo non è del tutto vero, data l’enorme mole di fattori e variabili in gioco, anche se indubbiamente esse anno un peso sicuramente molto importante.

Il rapporto di cambio tra Euro e Dollaro è quindi inflenzato prima di ogni cosa dalla domanda e dall’offerta di moneta come per qualsiasi altra merce, le quali a loro volta sono influenzate da moltissimi altri fattori, sia economici che finanziari.

E’ bene sapere inoltre che a differenza delle materie prime, le valute hanno andamento di lungo periodo molto più ciclici, per cui, come spesso accade in macroeconomia, esistono dei meccanismi oscillatori che riequilibrano automaticamente un determinato indicatore quando questo si sbilancia, come per esempio il rapporto di cambio tra 2 valute.

Per esempio, se il cambio euro-dollaro è sbilanciato a favore dell’euro, come in questo periodo (2008) questo significa che il prezzo dei beni e servizi espressi in valuta americana sono molto convenienti per gli europei; pensate ad esempio alle vacanze o agli investimenti immobiliari o all’acquisto di autovetture o di qualunque altro bene nell’area del dollaro usa. Questo aumenterà la domanda di dollari americani. Al contrario gli americani troveranno i beni e servizi europei troppo cari e quindi dimininuirà la domanda di euro.

Le esportazioni americane quindi crescono, la produzione americana pure, quindi aumenta la quantità di moneta negli USA a seguito dell’aumento del reddito indotto dalle maggiori esportazioni e di conseguenza si verificherà una pressione al rialzo dei tassi di interesse americani. L’afflusso di capitali (non USA) dovuti ad una maggiore attrattiva dei tassi americani comporterà una immediata ripercussione sul tasso di cambio causando una rivalutazione del dollaro sull’euro.

Ora la situazione reale è molto più complessa, perchè si verificano contemporaneamente molteplici fenomeni, ad esempio l’aumento del prezzo del petrolio (tra l’altro espresso in dollari usa), movimenti valutari di ordine speculativo, politiche fiscali e salariali, ecc.

Ad ogni modo è utile sapere che le Banche centrali non possono controllare simultaneamente i tassi di interesse e la quantità di moneta nominale in circolazione ed inoltre che le variabili economiche in realtà sono interdipendenti tra di loro. Ad esempio un dato livello del tasso di cambio influenza il conto corrente (detto anche conto delle partite correnti) della bilancia dei pagamenti e viceversa lo stato del conto corrente influenza il tasso di cambio.

Quello che pensiamo sia utile ritenere per il momento, è che il cambio euro-dollaro è soggetto a variazioni cicliche di lungo periodo e quindi è poco probabile che il rafforzamento di una valuta a discapito dell’altra prosegui all’infinito: prima o poi ci dovrà essere una inversione di tendenza, il punto è che non sappiamo quando!