Archivio della Categoria 'Mercati finanziari'

Mercato titoli primario e secondario

lunedì 21 luglio 2008

Premessa indispensabile ad ogni discorso sui titoli è ricordare che il mercato di tutti i valori mobiliari si distingue in due grandi comparti, chiamati a svolgere diversi ruoli ed in cui operano diversi protagonisti. Si distingue infatti un:

a) mercato primario o mercato del collocamento;

b) mercato secondario o mercato della circolazione.

Vediamo separatamente le diverse caratteristiche dei due mercati.

Mercato primario

Quando un ente o una società ha bisogno di capitali e decide di ricorrere al mercato mediante emissione di titoli, azioni od obbligazioni, la prima domanda da porsi è: il mercato assorbirà l’emissione? E se sì, a quali condizioni?

Si entra così nella fase più delicata, quella del “design” dei nuovi titoli, che deve essere fatto tenendo conto delle condizioni del costo del denaro, della liquidità complessiva, delle propensioni d’investimento e cosi via.

Collocare nuovi titoli significa piazzare tutti i certificati emessi, ricavando il controvalore stabilito. Ciò avviene appunto sul mercato primario, il mercato in cui si incontrano domanda ed offerta di titoli “nuovi”, nella fase di collocamento.

L’offerta di titoli proviene da enti e società; la domanda proviene sia da investitori istituzionali (banche, compagnie di assicurazioni, finanziarie, eccetera) sia da investitori privati (risparmiatori alla ricerca di occasioni d’impiego del risparmio).

L’emissione di obbligazioni avviene in genere ricorrendo ad un consorzio di banche incaricate non solo di collocare i titoli presso il pubblico (tramite la loro rete di sportelli) ma anche di garantire l’emittente che tutti i titoli saranno venduti, qualunque sia l’accoglienza loro riservata dai risparmiatori.

In questa fase il il consorzio assume “a fermo” (cioè per intero e a condizioni prefissate) le obbligazioni; il pubblico le sottoscrive al prezzo stabilito (pari a quello di cessione al consorzio, più la provvigione, in genere oscillante intorno all’1 % del nominale).

L’emissione di azioni avviene invece normalmente con offerta agli azionisti (che godono il diritto di opzione) che sono chiamati a pagare in contanti i nuovi certificati emessi.

Il mercato primario dunque è:

• costituito da emittenti di titoli nuovi e da sottoscrittori,

• creatore di liquidità a favore dell’emittente grazie alla raccolta di fondi freschi.

Mercato secondario

Quando un risparmiatore ha bisogno di fondi e decide di disfarsi dei suoi titoli non ha che una via: trovare qualcuno disposto a subentrare nel possesso, sborsando un prezzo per acquistarli.

Una delle caratteristiche più positive dei valori mobiliari è proprio quella della loro elevata disponibilità alla circolazione senza eccessive formalità e senza tempi eccessivamente lunghi.

L’unica formalità (imposta dalla legislazione fiscale) è quella di dare un ordine ad un intermediario (una banca, una SIM od un agente di cambio).

Quanto ai tempi, se si tratta di titoli quotati in borsa, il venditore può entrare in possesso del controvalore nei tre giorni successivi alla vendita e alla consegna dei certificati (nel caso di obbligazioni) o nei 5 giorni successivi (nel caso di azioni).

Ciò avviene sul mercato secondario (di cui la borsa e l’espressione più efficiente), il mercato in cui si incontrano domanda e offerta di titoli “vecchi”, già emessi e collocati.

L’offerta di titoli proviene da investitori che ritengono opportuno smobilizzare il loro portafoglio titoli; la domanda proviene invece da investitori che ritengono opportuno acquistare quei titoli per impiegare convenientemente i loro fondi liquidi.

Lo scambio di valori mobiliari e di capitali liquidi avviene tra le due controparti (venditore e compratore) senza alcun intervento dell’emittente, che resta assolutamente estraneo a questo contratto e non trae alcun beneficio, né subisce alcuna perdita.

E in una posizione del tutto neutrale; e d’altronde alle GENERALI poco importa se le sue obbligazioni sono in mano a Tizio oppure a Caio, dal momento che ha a suo tempo ottenuto (magari da Sempronio, originario sottoscrittore) i capitali che desiderava.

La circolazione dei titoli sui mercato, in sostanza, non altera gli equilibri finanziari delle aziende che sono interessate soprattutto a un attivo ed efficiente mercato primario (in quanto è da esso che ottengono i fondi) e non ad un dinamico mercato secondario.

In verità anche gli emittenti hanno tutto l’interesse ad una borsa attiva, in quanto ciò rende più appetibili i titoli (se il mercato secondario languisse come è avvenuto per molti anni diverrebbe, alla lunga, difficile anche il collocamento sul mercato primario).

In sostanza dunque il mercato secondario è:

– costituito da venditori e compratori di titoli vecchi
– distributore di liquidità, trasferita dai compratori ai venditori.

Il mercato degli strumenti derivati IDEM

martedì 15 luglio 2008

Il mercato degli strumenti derivati (Idem o Italian DErivats Market) è il mercato italiano di Borsa in cui si negoziano contratti futures e contratti di opzione aventi come attività sottostante strumenti finanziari, tassi di interesse, valute, merci e relativi indici. Dal 22 luglio 2002 ha preso avvio il mercato dei futures su azioni o Idem stock futures.

I contratti futures sono strumenti finanziari con cui le parti si impegnano a scambiarsi alla scadenza un certo quantitativo dell’attività sottostante a un prezzo prestabilito. La liquidazione a scadenza del contratto può anche avvenire mediante lo scambio di una somma di denaro (differenza tra prezzo di conclusione e prezzo di liquidazione del contratto).

I contratti di opzione invece sono strumenti finanziari con cui una delle parti, pagando un corrispettivo (premio), acquista la facoltà di acquistare (opzione call) o di vendere (opzione put), alla o entro la data di scadenza, un certo quantitativo dell’attività sottostante a un prezzo prestabilito (prezzo di esercizio).

La liquidazione del contratto può anche avvenire il giorno in cui la facoltà è esercitata o alla scadenza mediante lo scambio di denaro (per le call la differenza tra prezzo di liquidazione dell’attività sottostante e prezzo di esercizio, per le put differenza tra prezzo di esercizio e prezzo di liquidazione dell’attività sottostante).

I mercati futures delle merci e delle materie prime si sono sviluppati verso la metà del diciannovesimo secolo e rappresentano la naturale evoluzione e aggiornamento delle modalità di contrattazione esistenti in quel periodo.

I primi contratti futures riguardavano il grano, il cotone, il cacao, poi successivamente i metalli come l’oro, il rame, l’argento e il platino e infine il petrolio e le valute.

I futures e le options, detti anche prodotti finanziari derivati o più semplicemente ‘derivati’, sono in pratica dei contratti a consegna differita con i quali i contraenti si impegnano a scambiare dei beni a una data futura preconcordata e a un prezzo stabilito al momento del contratto.

I contratti futures e le options (opzioni) sono contratti standardizzati e negoziabili e assumono perciò la fisionomia di titoli più precisamente, di titoli derivati da uno o più titoli preesistenti; il titolo oggetto del contratto è chiamato titolo sottostante (underlying security o commodity).

In particolare, la funzione svolta dal mercato degli strumenti derivati non è quella di fornire un mezzo di finanziamento o investimento in valori mobiliari o per lo scambio di beni, ma quello di fornire un mezzo di copertura dal rischio che si verifichi una variazione indesiderata dei prezzi dei beni.

Sull’IDEM di Milano oggi sono quotati i seguenti contratti:

  • Futures, minifutures e opzioni sull’indice S&P/MIB
  • S&P/Mib Futures
  • Mini S&P/Mib
  • Opzioni su S&P/Mib
  • Futures e opzioni su singoli titoli (ad esempio FIAT, GENERALI, ecc.)

Per esempio è possibile acquistare il contratto future sull’intero indice di borsa italiana (S&P/Mib future) oppure acquistare opzioni CALL o PUT sul singolo titolo azionario, ad esempio GENERALI.

L’acquirente dell’opzione CALL con scadenza 09/2008 al prezzo di esercizio (strike) di 23 Euro acquista la facoltà ma non l’obbligo di comprare 100 azioni GENERALI in cambio di un premio di € 1,16 (prezzo di chiusura di lunedì 14 luglio 2008). Le opzioni di tipo PUT danno invece il diritto di vendere a termine il sottostante ad un prezzo (strike) di esercizio prefissato.

Se alla data di scadenza dell’opzione il sottostante è quotato ad un prezzo inferiore a quello di esercizio (strike) nel caso della CALL l’opzione scade senza valore, il valore della PUT invece sarà esattamente pari alla differenza tra i 2 prezzi: infatti il possessore dell’opzione PUT troverà conveniente vendere ad un prezzo superiore e riacquistare immediatamente a pronti ad un prezzo inferiore lo stesso sottostante.

Mercati azionari, mercato delle obbligazioni e quotazioni dell oro

giovedì 21 febbraio 2008

E’ importante tenere presente che oltre al mercato azionario ci sono due altri mercati degni di attenzione, quello delle obbligazioni e quello delle merci, che sono in concorrenza con quello azionario per attrarre gli investimenti.

Poiché questi due altri mercati hanno una tendenza a far segnare punti di massimo e minimo in momenti differenti rispetto al mercato azionario, ma con una successione cronologica costante, la comprensione delle relazioni intercorrenti fra i tre mercati fornirà un’utile cornice per identificare le maggiori inversioni di tendenza del mercato azionario, ma anche del ciclo economico nel suo complesso.

La tendenza di tutti i mercati finanziari è essenzialmente determinata dalle aspettative degli investitori circa i movimenti dell’economia, dagli effetti che quei movimenti è probabile abbiano sul prezzo dei valori trattati in un certo mercato finanziario e dall’attitudine psicologica degli investitori nei confronti di questi fattori fondamentali.

I partecipanti al mercato tipicamente anticipano i futuri sviluppi economici e finanziari e agiscono acquistando o vendendo determinate attività cosicché normalmente un mercato raggiungerà un punto di svolta importante ben prima del presentarsi di un effettivo sviluppo (Questo è un punto molto importante da comprendere!)

L’attività economica in espansione è normalmente favorevole ai prezzi azionari, un’economia debole favorisce i prezzi delle obbligazioni e in un’economia in fase inflazionistica sono favoriti l’oro e i valori a esso correlati.

Questi tre mercati si muovono spesso in differenti direzioni nello stesso momento, poiché essi stanno essenzialmente tentando di anticipare cose differenti.

Un’economia è raramente stabile; si trova o in fase di espansione, o in fase di contrazione.
Con il risultato che anche i mercati finanziari sono in continua fluttuazione.

Un’ipotetica economia, come quella rappresentata in figura 1, si muove intorno a una linea mediana denominata appunto di equilibrio. In prima approssimazione, l’equilibrio può essere immaginato come un periodo di crescita nulla nel quale l’economia non è in fase espansiva né recessiva.

In pratica, questo stato di cose non si verifica mai o quasi mai, dato che un’economia nel suo complesso possiede una notevole spinta in entrambe le sue direzioni di movimento, per cui raramente succede che il punto di svolta coincida con il punto di equilibrio.

In ogni caso, l”economia” è composta da un gran numero di settori (alimentare, abbigliamento, metalmeccanico, edile, ecc.) che si muovono, in uno stesso momento, in differenti direzioni. Cosicché, all’inizio di un ciclo, gli indicatori economici che reagiscono per primi, come per esempio il numero delle case di cui è iniziata la costruzione, potrebbero essere in ascesa, mentre altri che hanno tempi di reazione più lunghi, come le spese per beni capitali o i livelli occupazionali, potrebbero essere discendenti.

Gli investitori nei mercati finanziari non sono interessati a lunghi periodi di stabilità o equilibrio, perché in tali situazioni non si verificano vivaci cambiamenti di prezzi con conseguenti opportunità di realizzare rapidi profitti.

Dato che i mercati finanziari anticipano i movimenti dell’economia, ne consegue che i profitti migliori possono essere realizzati un momento prima del punto di massima distorsione o squilibrio del ciclo.

Una volta che gli investitori si rendono conto che l’economia sta cambiando direzione per ritornare verso il livello di equilibrio, anticipano questo sviluppo comprando o vendendo le attività più appropriate.

Naturalmente più un’economia si allontana dall’equilibrio e diviene instabile, maggiore è il potenziale non solo di ritorno verso il livello di equilibrio, ma anche di una robusta inversione di tendenza oltre tale livello verso l’estremo opposto (Questo è un altro importantissimo fatto da ricordare sempre!)

In tali condizioni le possibilità di realizzare profitti nei mercati finanziari sono maggiori, perché essi stessi saranno normalmente soggetti a più ampie fluttuazioni di prezzi.

I maggiori movimenti dei tassi di interesse, dei prezzi delle azioni e dell’oro sono correlati al livello dell’attività economica.

La figura 1 rappresenta un ciclo economico, che ha tipicamente una durata compresa fra tre e cinque anni.

Analogamente alla figura 1, la linea orizzontale rappresenta il livello di crescita zero mentre al di sopra vi sono i periodi di espansione e al di sotto quelli di contrazione.

Così, dopo che è stato raggiunto il punto di massimo, l’economia continua a crescere ma a un tasso decrescente, finché la curva taglia la linea del livello di equilibrio e ha inizio una effettiva contrazione dell’attività economica. I punti teorici di massimo e di minimo dei mercati finanziari in relazione al ciclo economico sono indicati dalle frecce nella figura 2.

I periodi di espansione durano generalmente più a lungo di quelli di recessione; per questa ragione le fasi di rialzo (bull, “toro”) dei mercati azionano e dell’oro e quelle di ribasso (bear, “orso”) dei mercati delle obbligazioni, generalmente durano più a lungo rispettivamente delle fasi orso dei primi due mercati e delle fasi toro del terzo.

La figura 3 mostra anche come i tre mercati dei tassi di interesse, dell’oro e dei titoli azionari sono correlati al tipico ciclo economico.

Nell’esempio, i tassi di interesse sono stati evidenziati al contrario del loro normale andamento per farli coincidere con la curva del mercato obbligazionario.

Ne consegue che un mercato toro delle obbligazioni è rappresentato da una curva crescente e un mercato al ribasso da una curva decrescente. Quello delle obbligazioni è il primo mercato finanziario a iniziare una fase di rialzo.

Ciò avviene di solito dopo che il tasso di crescita dell’economia ha subìto un considerevole rallentamento rispetto al suo punto di massimo e molto spesso non ha inizio che con gli stadi iniziali della recessione.

In generale, più è violenta la contrazione dell’economia, maggiore è il potenziale di crescita dei prezzi delle obbligazioni (cioè di una caduta dei tassi di interesse).

Per contro, più robusto è il periodo di espansione, meno accentuata è la stasi economica e finanziaria e maggiore è il potenziale di declino dei prezzi di tali titoli (e quindi di aumento dei tassi di interesse).

Successivamente al raggiungimento del minimo al ribasso del mercato delle obbligazioni l’attività economica comincia a contrarsi più marcatamente.

A questo punto gli operatori del mercato azionario riescono a vedere oltre gli avvallamenti della curva dei profitti delle aziende, che sono ora in forte declino a motivo della recessione, e cominciano a mettere azioni in portafoglio.

Dopo che la ripresa è iniziata da qualche tempo, gli investitori cominciano a temere un movimento inflazionistico e quindi i valori collegati all’oro interrompono la curva discendente, ammesso che non l’abbiano già fatto. A questo punto tutti e tre i mercati sono tendenti al rialzo.

Gradualmente la stasi dell’economia e della finanza che si era presentata in conseguenza della recessione viene di fatto assorbita, esercitando pressioni al rialzo sul costo del credito.

Ma, poiché tassi di interesse crescenti significano una caduta nei corsi delle obbligazioni, ecco che questo mercato tocca i massimi e inizia la fase discendente.

Tuttavia sono ancora disponibili capacità produttiva e forza lavoro in eccesso e così l’attività economica crescente si traduce in aumentata produttività e le prospettive continuano a risultare favorevoli.

Poiché il mercato azionario sconta le tendenze dei profitti delle aziende, esso rimane rivolto al rialzo finché gli operatori avvertono che l’economia sta surriscaldandosi e il potenziale di incremento dei profitti è davvero modesto. A questo punto cessano le ragioni per tenere titoli azionari in portafoglio e il relativo mercato entra in una fase discendente.

Il prezzo dell’oro è determinato fondamentalmente dall’interazione di due tipi di operatori sul mercato. Il primo gruppo tratta l’oro come una merce soggetta alle fondamentali relazioni domanda-offerta; il secondo in veste in oro per proteggersi dall’inflazione.

Essenzialmente il livello dell’attività economica ha più o meno un effetto identico su entrambi i tipi di operatori poiché la tendenza della domanda industriale e il tasso di crescita dell’inflazione sono entrambi normalmente in ascesa durante un ciclo economico in espansione e in caduta durante la contrazione.

Per cui le quotazioni dell’oro e dei valori a esso correlati anticipa le tendenze dell’attività economica, mentre si muove al seguito dei prezzi delle azioni.

Ciò avviene perché entrambe le forme di domanda del mercato dell’oro, quella dell’oro-merce e quella dell’oro per investimento, prendono come riferimento gli indicatori di ritardo del ciclo economico.

Per esempio, dato che l’oro è considerato una buona riserva di valore, la domanda del metallo come bene di investimento dipende realmente dal tasso di inflazione.

Dato che il punto massimo dell’inflazione si verifica tipicamente all’inizio del periodo di recessione di un ciclo economico, il punto di massimo ciclico del prezzo dell’oro dovrebbe in teoria presentarsi diversi mesi prima del momento in cui il tasso di inflazione inizia la fase discendente.

Quando questa congiuntura è stata raggiunta, tutti e tre i mercati finanziari discendono e continuano a farlo finché il mercato obbligazionario tocca il punto di minimo.

Questo stadio finale, che si sviluppa pressappoco all’inizio della recessione, è concomitante con una caduta libera dei prezzi in almeno uno dei mercati finanziari.

È questo il momento in cui vi è una forte probabilità che si verifichi un’ondata di panico.