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Guida all’apertura di un conto corrente

giovedì 12 dicembre 2013

Guida apertura conto correnteAprire un conto corrente

Vediamo quali sono i fattori da considerare prima di decidere quale sarà il nostro conto corrente, tenendo presente che i conti correnti on line sono sempre più numerosi e che il loro costo è decisamente inferiore a quello di un conto tradizionale.

Il conto corrente è così chiamato poiché le operazioni ordinate dal cliente, una volta eseguite, vengono confermate per corrispondenza dalla banca mediante “contabili“, che sono comunicazioni di addebito o di accredito per ogni operazione effettuata a eccezione dei prelevamenti con assegni bancari.

Per saperne di più:

http://www.mc2elearning.com/html/guida-apertura-conto-corrente.html

Cambio banca e costo di estinzione del conto

venerdì 18 luglio 2008

Passare da una banca a un’altra? Tra il dire e il fare ci sono di mezzo alcuni costi, in qualche caso davvero pesanti.

• Costo dì estinzione del conto corrente. In genere le spese sono variabili. Si può non pagare nulla oppure in certi casi una somma salata (fino a 100-200 Euro).

• Spese di chiusura periodica del conto e di liquidazione degli interessi. Di solito la chiusura periodica è trimestrale: in questo caso, se si estingue il Conto a trimestre iniziato si devono comunque pagare i costi di tutto il periodo.

• Canone della carta di credito. Se si lascia una banca per un’altra senza poter trasferire la carta di credito ci si trova a pagare un canone doppio: quello della vecchia carta di credito e quello della nuova.

Ciò accade per le banche che offrono carte BankAmericard, CartaSì e alcune altre. Se si cambia banca, anche se si è a metà anno, si deve cambiare anche carta e il canone pagato non viene rimborsato.

Con le altre emittenti invece la carta viene semplicemente trasferita, senza dover pagare un nuovo canone.

• Costi di trasferimento titoli. Qui le spese possono diventare notevoli.  Una buona parte delle banche fa pagare commissioni differenti in base alla tipologia di titolo.  La previsione di tetti massimi di spesa (che non sempre c’è) spesso non cambia le carte in tavola.

• Costo della custodia semestrale dei titoli. Molte banche, soprattutto quelle online, stanno eliminando i costi relativi alla custodia titoli.

• Costo legato al cambiamento dei fondi comuni. E un costo nascosto: in pratica non comporta un esborso diretto di denaro, ma un mancato guadagno connesso ai fondi comuni.

Si verifica quando la nuova banca, pur proponendo ottime condizioni generali, ha fondi comuni meno redditizi della vecchia banca.

Dato che cambiando conto si è quasi obbligati a cambiare fondi, si deve così rinunciare a parte del vecchio rendimento. L’unico sistema per evitarlo è quello di tenere il fondo immobilizzato presso la vecchia banca, destinato alla sola rivalutazione, senza effettuare operazioni di compravendita.

C’è modo di ridurre queste spese? Qualcosa si può ottenere, ma non molto. Per evitare il costo di trasferimento dei titoli, si potrebbe venderli prima della chiusura del conto, per poi ricomprarli con la nuova banca.

L’operazione è però un azzardo: c’è il rischio di forti perdite dovute all’andamento del mercato. Un aiuto può venire dalla legge sulla trasparenza bancaria, che prevede per il cliente il diritto di recedere dal vecchio contratto entro 15 giorni da quando la banca gli ha comunicato di aver peggiorato le sue condizioni.

In questo caso si recede senza penalità, cioè si può chiudere il conto senza spese di estinzione e alle condizioni precedenti alla variazione.  Per approfittare di questa oppurtunità bisogna però aspettare l’occasione buona e nel frattempo aver già attivato un nuovo conto.

Quando si cambia banca ci sono anche pratiche burocratiche da sbrigare.

• Prima di comunicare l’estinzione del conto alla vostra vecchia banca, togliete gran parte dei soldi, in modo che non rimangano bloccati dalle lungaggini burocratiche dell’estinzione.

• Prima di estinguere il vecchio conto, è preferibile aprire e collaudare il nuovo conto, in modo da avere sempre almeno un conto corrente perfettamente funzionante. Lo stesso consiglio vale per bancomat e carta di credito.

• Nel caso dobbiate vendere fondi, effettuate l’operazione con anticipo rispetto alla chiusura del conto, e con il ricavato comprate i fondi legati alla banca nuova. In caso contrario, la compravendita di quote di fondo potrebbe creare disguidi nella gestione degli accrediti/addebiti.

• Comunicate l’estinzione per iscritto, così da avere una prova della vostra decisione e della data in cui è avvenuta.

• Per il trasferimeno delle domiciliazioni, avvicinate le date di disdetta e di rinnovo, controllando sempre il corretto pagamento delle bollette, così da evitare problemi.

• Ricordatevi di comunicare al datore di lavoro il cambiamento delle vostre coordinate bancarie, per l’accredito dello stipendio.

Passare da banca a un’altra è un’operazione salata, ma anche non cambiare può rivelarsi costoso; infatti rimanere legati a un contratto poco conveniente significa non ottenere i migliori guadagni offerti da un altro conto corrente più vantaggioso.

I costi di divorzio dalla propria banca dipendono sostanzialmente dalle condizioni fissate sul contratto e dall’ammontare e dalla tipologia dei titoli che si possiedono.

Tenendo conto sia delle spese di conto corrente sia di quelle di deposito e di trasferimento titoli, il costo medio da sostenere per chiudere i conti con la vecchia banca può oltrepassare i 200 euro.

A questo importo, già di per se stesso decisamente elevato, vanno poi sommati i costi connessi a eventuali rinnovi della carta di credito, le spese di liquidazione degli interessi e la parte non sfruttata di costo semestrale del deposito titoli, oltre a tutte le imposte di bollo.

In pratica quei valori che dipendono dal momento in cui si recede e che quindi non possono essere valutati sistematicamente. Ma non è finita qui: ci sono poi tutti i “costi” burocratici che non possono essere monetizzati (perdite di tempo, pratiche da sbrigare, comunicazioni al datore di lavoro oppure a clienti, fornitori, ecc.).

Insomma, spese elevate e tempo da dedicare alle operazioni di trasferimento mettono i bastoni tra le ruote a coloro che vogliono cambiare banca.

Garantire davvero la libera concorrenza nel mercato bancario: applicando questo principio l’autorità antitrust dovrebbe imporre alle banche di eliminare le barriere che disincentivano il passaggio da una banca all’altra. Questi ostacoli sono rappresentati dalle spese di chiusura del c/c e soprattutto dai costi di trasferimento dei titoli.

Un altro costo iniquo è quello relativo ai canoni dei servizi che non si utilizzano o si utilizzano parzialmente.

Si tratta, per esempio, dei canoni del bancomat e della carta di credito. Chi dovesse cambiare banca dopo pochi giorni dal rinnovo del bancomat (che di solito avviene automaticamente), finisce per aver pagato una spesa di cui non godrà i benefici.

Dovrebbe essere un principio ovvio che un servizio si paga soltanto per quanto lo si usa: quindi le banche dovrebbero restituire al cliente quella parte di canone relativa al periodo di non utilizzo.

Costo dei bonifici internazionali

giovedì 17 luglio 2008

Chi fa un bonifico verso un altro paese dell’Unione Europea non deve pagare commissioni più costose che per i bonifici fatti in Italia e la somma deve arrivare senza ritardo.

In materia di bonifici transfrontalieri, cioè di bonifici spediti da un Paese dell’Unione Europea verso un altro Paese Ue, Bruxelles, nell’intento di creare un vero mercato unico dei pagamenti, ha introdotto un Regolamento (n. 2.560/2001, valido per somme fino a 50.000 euro), che impone agli Stati membri di uniformare le commissioni tra i bonifici domestici e quelli transfrontalieri.

Quindi un bonifico da Milano a Parigi non deve costare di più di un bonifico da Milano a Roma. Il regolamento è in vigore già dal luglio 2003.

I bonifici posson essere fatti con due diverse opzioni tariffarie: Share (spese condivise tra chi fa il bonifico e chi lo riceve) e Our (spese a carico dell’ordinante).

In base alle norme europee, la banca deve eseguire il bonifico nel termine indicato dall’ordinante. In mancanza di sue indicazioni, deve eseguirlo entro il quinto giorno lavorativo successivo all’accettazione dell’ordine di bonifico (direttiva Ue n. 5/1997, recepita in Italia dal decreto legislativo 28 luglio 2000).

La più usata di solito è l’opzione Share (spese condivise tra ordinante e beneficiario), se l’ordinante non chiede diversamente. Restano delle banche che preferiscono l’opzione Our, ovvero spese a carico dell’ordinante.

Con l’opzione Share raramente il beneficiario si vede applicare dei costi. Con l’opzione Our di solito invece si verificano spese maggiori per l’ordinante.

In Italia il regolamento UE del 2001 è oramai largamente recepito e applicato. Di solito per i bonifici transfrontalieri le commissioni non superano mai quelle dei bonifici domestici, tranne qualche eccezione.

Si può verificare infatti che qualche banca italiana faccia pagare di più per un bonifico nazionale che per uno internazionale: si tratta sicuramente di anomalie.

Le commissioni non sono legate a spese effettivamente sostenute dalle banche, ma sono decise da politiche commerciali tese a privilegiare un tipo di bonifico piuttosto che un altro.

C’è un motivo per cui l’opzione Share è diventata più comune e meno costosa?

Il motivo è che la maggior parte delle banche europee aderisce a due convenzioni su base volontaria: Credeuro e ICP. In base a queste convenzioni, la banca dell’ordinante deve eseguire il bonifico entro due giorni.

Le convenzioni operano solo per i bonifici che hanno le seguenti caratteristiche: indicazioni complete del beneficiario (comprese le sue coordinate bancarie), importo massimo di 12.500 euro, opzione Share.

Dal 1 giugno 2008 è obbligatoria l’indicazione del codice internazionale IBAN sia per i bonifici interni che per quelli transfrontalieri. Tale codice serve ad individuare le coordinate complete del conto corrente su cui (o da cui) operare i bonifici.

Le banche aderenti alle due Convenzioni spingono dunque perché i bonifici vengano scelti con opzione Share.

Il solo problema è che non si sa a priori se delle commissioni verranno applicate anche al beneficiario e di quale importo. Sarebbe decisamente meglio invece saperlo con certezza.

Le banche, per legge, devono rispettare precise regole.

• Eseguire i bonifici entro la data chiesta o, in mancanza, entro il quinto giorno lavorativo successivo alla data di accettazione del bonifico.

Se non lo fanno, sono tenute a indennizzare l’ordinante con una cifra pari all’interesse legale (nel 2008: 3%), moltiplicato perl’importo del bonifico e per i giorni di ritardo.

Per esempio se una banca fa partire un bonifico dopo 7 giorni lavorativi, dovrà all’ordinante un indennizzo pari a 3% x 2 x 100 = 6 euro.

• La banca del beneficiario deve mettergli a disposizione l’importo del bonifico entro il termine indicato dall’ordinante; in mancanza di indicazioni, entro il giorno successivo a quello in cui la somma è stata accreditata sul conto corrente.

Se non lo fa, la banca è tenuta ad indennizzare il beneficiario: l’indennizzo è pari all’interesse legale moltiplicato per la somma del bonifico e per il numero di giorni di ritardo.

• La banca deve assicurare che la somma arrivi a destinazione. Se per qualche motivo una banca non riesce a farlo, deve indennizzare il suo cliente, restituendogli una somma pari all’importo del bonifico, più le spese, più l’interesse legale moltiplicato per i giorni in cui la somma è stata “in viaggio”.

La commissione di massimo scoperto

sabato 12 luglio 2008

La commissione di massimo scoperto viene applicata nei rapporti di conto corrente alla fine di ogni trimestre, in una misura che in genere va dallo 0,125% allo 0,250%; come confermato dalla dizione, tale percentuale viene applicata alla misura massima dell’esposizione registrata nei singoli trimestri.

La motivazione da cui trae origine tale onere per il correntista deriva dalla circostanza che l’utilizzo di una apertura di credito di conto corrente, per definizione elastico con riferimento anche all’intera globalità dei rapporti della specie, implica la ricerca immediata di fonti di copertura finanziaria da reperire di volta in volta sul mercato.

La commissione costituisce quasi una forma di assicurazione contro variazioni di breve e brevissimo periodo del costo della provvista, non recepibili e non recepite, proprio per tale caratteristica, in una variazione dei tassi di interesse che regolano il rapporto.

In concreto la commissione di massimo scoperto rappresenta un ulteriore elemento di redditività degli impieghi per le Istituzioni creditizie, in quanto variazioni sostanzialmente marginali nel costo della provvista dovrebbero tendenzialmente compensarsi, e possono inoltre essere considerate fondamentalmente insite nel rischio di azienda.

Sono consentiti, quindi, margini di manovra aggiuntivi per articolare e diversificare i rendimenti, e quindi i costi, dell’operazione di conto corrente, modificando in misura più o meno ampia la redditività commisurata dal tasso effettivo annuo posticipato.

In prima approssimazione, e con un apprezzamento peraltro già sufficientemente idoneo del maggior costo dell’operazione la si può considerare come come un ulteriore incremento del tasso periodico debitore, cioè del tasso debitore.

Vediamo qual’è la formula che consente di determinare il tasso effettivo trimestrale tenendo conto della commissione di massimo scoperto.

In termini generali, qualificato con t il tasso nominale trimestrale percentuale, con cms la commissione di massimo scoperto e con y il valore del rapporto tra massimo utilizzo ed utilizzo medio del fido, il tasso effettivo annuo posticipato t1 risulterà determinato come segue:

formula commissione massimo scoperto

La procedura di calcolo, pur conducendo a risultanze nel complesso significative, ipotizza peraltro che il rendimento derivante dalla capitalizzazione degli interessi alla fine di ogni trimestre venga calcolato in base al tasso trimestrale, rettificato dall’incidenza della commissione di massimo scoperto, e non in base al tasso trimestrale effettivo.

E’ ipotizzata una linea di credito a costante utilizzo, della durata di un anno, con rimborso del finanziamento iniziale alla scadenza.

L’onere annuale per interessi, riferito ad un capitale di 100, sarebbe pari quindi a 15,86 tenendo conto della relativa capitalizzazione trimestrale al netto della commissione di massimo scoperto (1 + 0.0375)^4 -1 x 100, ma ecco cosa diventerebbe nel caso di un rapporto di utilizzo medio del fido del 50% e di un massimo scoperto del 100% (y = 100/50 = 2) per diversi valori della commissione:

cms = 0: [1+(0.0375 + 0 x 5)]^4 -1 x 100 = 15,86%

cms= 0,125: [1+(0.0375 + 0,125/100 x 2)]^4 -1 x 100 = 16,98%

cms= 0,175: [1+(0.0375 + 0,175/100 x 2]^4 -1 x 100 = 17,43%

cms= 0,250: [1+(0.0375 + 0,250/100 x 2)]^4 -1 x 100 = 18,11%

Nei contratti bancari normalmente sottoscritti dalla clientela non sono indicate le modalità di calcolo della commissione di massimo scoperto, ma soltanto il tasso della stessa.

La commissione di massimo scoperto non è considerata per il calcolo del Tasso annuo nominale e del TAEG, e, quindi, del valore limite dell’usura. In caso di scoperto, l’interesse effettivo, comprensivo di tale commissione, può superare il limite consentito dalla legge antiusura.

Anche per questi motivi le maggiori associazioni dei consumatori hanno chiesto da tempo l’abolizione di questa commissione.

Risparmiare sulla tenuta del conto corrente

venerdì 11 luglio 2008

Il conto corrente bancario costa, non c’è alcun dubbio che nonostante le associazioni dei consumatori abbiano dato battaglia negli ultimi anni per tentare di arginare il loro strapotere, le banche siano tutt’oggi in una condizione enormemente più forte di noi piccoli correntisti e comuni mortali. Allora che fare?

Occorre considerare anche che mentre negli acquisti di tutti i giorni siamo spesso a caccia della migliore offerta, non facciamo altrettanto con i servizi bancari, e questa è sicuramente una autocritica che noi tutti dovremmo fare.

Il risultato è che le piccole, ma costanti, spese applicate alla gestione di conto corrente, bancomat, carte di credito, estratti conto ecc. fanno lievitare il costo della tenuta del nostro conto corrente, e non di poco.

Alcuni consigli

1. Il conto corrente come servizio

Cercate di considera il conto corrente bancario come un servizio e non soltanto come uno strumento. Il conto corrente non è più uno strumento di gestione del risparmio, cioè una forma di investimento, bensì un servizio che costa.

Infatti, solo in rari casi il tasso di interesse sulle somme depositate può essere considerato interessante: in generale i valori dei tassi sono molto bassi (in media non si supera lo 0,35% lordo, cioè lo 0,25% netto) e ciò che si guadagna come interessi molto spesso non basta neppure a coprire le spese. Per cui è bene lasciare sul conto soltanto le somme necessarie per i movimenti e investire altrove i risparmi.

Buone notizie: il decreto Bersani anche su questo fronte ha portato alcuni benefìci, imponendo alle banche che decidono di alzare i tassi debitori per la clientela, in seguito all’aumento del tasso ufficiale di riferimento della Banca centrale europea, di fare la stessa cosa anche per i tassi creditori sulle somme depositate. Ma occorre essere vigili e andare periodicamente a contrattare con il direttore della vostra filiale le nuove condizioni, non vi aspettate che le banche vi applichino condizioni di miglior favore di loro spontanea volontà!

2. Controllate la documentazione

Non lo facciamo quasi mai, eppure è molto importante: bisogna sempre controllare la documentazione che arriva dalla banca. Solo così, infatti, si possono controllare eventuali errori o variazioni di condizioni fatti dall’istituto di credito. Grazie alle nuove regole introdotte dal pacchetto “cittadino consumatore” le banche non possono più variare tasso d’interesse, costi e condizioni dei servizi del conto corrente senza avvisare direttamente il cliente.

Qualunque modifica peggiorativa delle condizioni contrattuali deve essere espressamente comunicata per iscritto, con un preavviso minimo di trenta giorni; il correntista può decidere di recedere dal contratto senza penalità, senza spese e alle vecchie condizioni.

Infine, è bene conservare per 10 anni tutti gli estratti conto, perché valgono come prova in caso di contestazioni e chiederne una copia ha sempre un costo,che può arrivare fino a 10 euro per documento.

3. Periodicità di invio dell’Estratto conto

La banca è tenuta a inviare l’estratto conto una volta l’anno. Il cliente, però, può scegliere una periodicità più ravvicinata – semestrale, trimestrale o mensile – in base alle sue esigenze.

Ovviamente questo servizio ha un costo, da 0,45 a 5 euro a spedizione, per cui vi consigliamo di valutarne l’effettiva necessità. In molte banche l’invio trimestrale è gratuito, quindi sfruttate questa possibilità: vi permette di tenere abbastanza sott’occhio i movimenti senza spendere per il servizio. Se avete bisogno di controllare le spese più spesso, fatelo attraverso gli sportelli automatici del bancomat: lo scontrino con il saldo e i movimenti non costa nulla. L’estratto conto online, se è proposto, è gratis.

4. Un conto on line costa meno di un conto ordinario.

In generale le operazioni online o via telefono, per esempio i bonifici, sono meno care oltre che più comode di quelle fatte con i metodi tradizionali, cioè andando ogni volta allo sportello.

Se la banca dà questa possibilità, spesso legata alla “conversione” del conto
tradizionale in un conto online o all’apertura di un conto via Internet, è bene sfruttarla. In media, un bonifico classico da una banca all’altra in Italia costa 4 volte di più se fatta recandosi allo sportello di quanto non costi effettuarla via internet con un conto online!

Alcune banche addirittura non fanno pagare nulla per i bonifici telematici; invece sono molti gli istituti che non prevedono la possibilità di fare un bonifico per telefono.

5. Domiciliazione delle Bollette

La domiciliazione delle bollette è quasi sempre gratuita. Meglio, quindi, avvalersi di questo servizio piuttosto che pagare ogni mese le bollette allo sportello o con un bonifico: si può così risparmiare fino a due euro e mezzo per operazione.

6. Operazioni a forfait

Ogni operazione che transita sul conto ha una spesa “di scrittura” che può variare da 0,50 a 2 euro. Per questo possono convenire i conti che prevedono un determinato numero di operazioni “a forfait” al mese, trimestre o anno.

Esistono conti che offrono un numero illimitato di operazioni incluse nel forfait, ma ovviamente hanno canoni elevati e non sempre sono convenienti, soprattutto per chi fa poche movimentazioni.

In genere, avere un forfait di dieci operazioni al mese, cioè 120 in un anno, è sufficiente.

7. Carta di credito

Ssceglietela per conto vostro, guardatevi attorno! Non è detto che la carta di credito offerta dalla vostra banca in abbinamento al conto corrente sia conveniente. Valutate inoltre seriamente l’eventualità di farne a meno.

Cartasì, per esempio, che è la carta di credito più diffusa in Italia, ha un canone annuo di circa 31 euro

Un altro vantaggio della carta “svincolata” dal conto è che non è necessario recedere dal contratto, con relativa perdita del canone eventualmente pagato, quando si cambia conto o addirittura banca, perché gli addebiti avvengonocon un Rid: basta cambiare l’autorizzazione al Rid verso il nuovo conto e il gioco è fatto.

8. Usate il bancomat

Per prelevare, meglio usare il bancomat anziché la carta di credito. Sebbene si possano usare entrambe le carte, ricordiamo che ritirare denaro da uno sportello automatico con una carta di credito viene considerata un’operazione di anticipo di contante, in pratica un prestito, e quindi si pagano commissioni che possono essere anche molto elevate.

Cartasì, per esempio, prevede una commissione del 4%, con un minimo di 0,52 euro, per l’anticipo di denaro in Italia e nei Paesi Uem e stessa commissione ma con un minimo di 5,16 euro nei Paesi extraeuropei.

Per avere, per esempio, 250 euro si pagano dovunque 10 euro, sia che si chieda la somma in euro sia in valuta estera, ma in questo caso c’è una commissione aggiuntiva sul tasso di cambio pari al 2% dell’importo, quindi altri 5 euro.

Con la tessera bancomat, invece, la commissione per i prelievi è, nella maggior parte dei casi, al massimo di due euro (in Italia). All’estero, il bancomat può essere usato solo se è un bancomat internazionale utilizzabile sui circuiti Maestro o Visa electron: in questo caso, però, per stabilire la convenienza occorre confrontare le condizioni del pagobancomat con quelle della carta di credito in vostro possesso.

9. Meglio se della tua banca

Prelevare denaro dallo sportello automatico delle filiali della propria banca è gratis, quindi fate qualche passo in più per cercare lo sportello giusto. A volte può essere applicata una commissione per i prelievi nei giorni prefestivi e festivi: nell’eventualità che così fosse valutate di rivolgervi a una banca più competitiva. Le banche online non fanno pagare mai nulla per questo servizio.

10. Non andare in rosso

Infine, evitate di andare in rosso sul conto corrente: gli interessi e le spese fioccano anche solo per uno scoperto di pochi giorni; si può arrivare a pagare interessi fino al 15% (10% in media), ancora di più se lo scoperto non è autorizzato. Oltre a tutto ciò, quasi tutte le banche applicano una commissione, detta “commissione di massimo scoperto”, in media dello 0,62%. Per evitare di restare in rosso sul conto bisogna valutare attentamente la disponibilità, soprattutto alla fine del mese, e, nel caso in cui questa non ci fosse, usare la carta di credito, grazie alla quale le spese sono addebitate a metà del mese successivo.

Si può anche provare a contrattare un fido al momento dell’apertura del conto, in modo da avere condizioni migliori se dovesse capitare di andare in rosso.

Conto corrente con canone mensile

giovedì 14 febbraio 2008

I conti correnti cosiddetti a canone mensile o a forfait e operazioni illimitate prevedono una spesa fissa che viene periodicamente addebitata al correntista che sostituisce buona parte delle commissioni bancarie. Possono essere anche più convenienti dei conti senza spese, o a “zero spese” o “light”, grazie ai minori costi sulla compravendita e il deposito di titoli.

Il canone o forfait periodico in cifra fissa sostituisce quasi tutte le commissioni per i servizi bancari di conto corrente e di gestione titoli, per cui è conveniente soprattutto per chi opera spesso con Titoli.

Il tasso di interesse, che in alcuni casi viene applicato solamente se la giacenza supera un determinato importo, è comunque decisamente basso e quindi finisce per influire poco sulla convenienza globale.

In Italia il prodotto più conosciuto a tale proposito è probabilmente il conto RIFLEX di Banca Mediolanum, il quale ha anche il vantaggio di consentire l’azzeramento del canone al superamento di una certa giacenza media. Esistono anche altri conti correnti con canone fisso e operazioni illimitate, il Genius One di Unicredit Banca, il Conto Intesa di Banca Intesa e tutta una serie di prodotti flessibili o a canone variabile.

L’idea di sostituire a una miriade di voci di spesa un solo costo fisso rappresenta un passo in avanti sotto l’aspetto della trasparenza: il cliente, sapendo in anticipo la cifra da versare tutti i mesi, può gestire più comodamente il proprio bilancio familiare; leggendo l’estratto conto, poi, non deve più stare a scorrere per filo e per segno tutte le spese relative alle operazioni effettuate per controllare che non vi siano errori.

Inoltre, se si sceglie un conto di questo tipo, la convenienza di una banca rispetto a un’altra risulta immediata. Attenzione, però: il canone fisso non esclude il pagamento di alcune spese extra per determinati servizi, per cui il consiglio che vi diamo è sempre quello di valutare attentamente ogni singola proposta e soprattutto le condizioni generali di contratto.

Questo vi consentirà di accertare esattamente quali tipologie di spese e commissioni sono incluse nel canone e quali eventualmente no. Ricordatevi di chiedere sempre l’ammontare delle spese di estinzione del conto qualora in futuro vorreste chiuderlo e cambiare banca.

Così come i conti correnti senza spese non sempre tengono fede al proprio nome, anche quelli a canone fisso non cancellano proprio tutte le commissioni. e spese extracanone si differenziano da banca a banca e solitamente riguardano proprio le operazioni sui titoli, i bolli, i bonifici, la tessera bancomat e le carte di credito.

Diventa quindi estremamente importante chiarire bene le vostre esigenze prima di valutare qualunque offerta di conto corrente a canone fisso o a forfait. Se per esempio prevedete di avere una bassa giacenza media e di non fare poi così tante operazioni, allora probabilmente vi conviene orientarvi piuttosto su conto light cioè senza spese.

Informatevi comunque sui costi dei bonifici in uscita e, se possedete una connessione internet flat ADS, richiedete la possibilità di gestire il conto via internet e di ricevere gli estratti conto in formato elettronico anzichè cartaceo, in questo modo otterete ulteriori risparmi in termini di costi.