Esempio pronti contro termine


Come operazione di “pronti contro termine” viene definito il contratto con il quale un soggetto (tipicamente una banca) vende una determinata quantità di titoli, impegnandosi a riacquistare questa stessa quantità ad un termine convenuto (solitamente 3 mesi) e ad un prezzo prestabilito.

Si tratta quindi di uno strumento di investimento temporaneo di liquidità al quale sia i privati che le imprese possono ricorrere. Nell’operazione di pronti contro termine non è prevista la risoluzione anticipata del contratto.

Da tenere presente che fino al 2003 questo genere di operazioni non era previsto dal Codice Civile, mentre con il D.Lgs n.6/2003 sono stati introdotti gli articoli 2424-bis e 2427 c.c. ove si parla di “contratti di compravendita con obbligo di retrocessione a termine”.

Dal punto di vista fiscale, invece, i proventi derivanti da un contratto “pronti contro termine” sono assimilati ai redditi di capitale (art. 44, comma 1, lettera g-bis, Dpr n. 917/86)

In sostanza l’operazione rappresenta una vendita di titoli con impegno di riacquisto;

Il rendimento (o il costo) dell’operazione è determinato in primo luogo dal prezzo di vendita e dal correlativo prezzo di riacquisto, valori che sono determinati di comune accordo tra le parti contraenti e risultano conseguentemente condizionati dal rispettivo potere contrattuale.

L’evoluzione dei tassi di interesse sul mercato finanziario incide in misura determinante nella quantificazione dei valori di scambio.

Il prezzo di vendita dei titoli (quasi sempre titoli di Stato) è infatti determinato in base al tasso di interesse vigente per i titoli della stessa specie ed a quello previsionale alla scadenza del pronti contro termine.

Se, per esempio, le condizioni di mercato consentissero l’impiego di disponibilità liquide al tasso del 10%, i titoli con rendimento minore registrerebbero un prezzo di vendita inferiore al valore nominale; in tal modo l’ammontare della cedola, rapportato ad un valore più basso, darebbe luogo a condizioni in linea con il tasso di mercato del 10%.

Viceversa, in presenza di un rendimento maggiore, le richieste degli operatori alzerebbero il prezzo di acquisto a quel valore “sopra la pari” in rapporto al quale la cedola di interesse rappresenterebbe un rendimento equivalente a quello di mercato.

Le operazioni di pronti contro termine offrono in definitiva l’opportunità di impiegare mezzi liquidi in base alle condizioni di mercato del momento.

Caratteristico e fondamentale è l’impegno contrattuale della controparte (la banca) di rendere liquido l’investimento alla scadenza in base ad un prezzo predeterminato.

Ma vediamo ora un esempio concreto. Ipotizziamo una operazione di pronti contro termine caratterizzato dai dati seguenti:

– Valore nominale Euro 100,00;

– Tasso semestrale 1,875%;

– Durata giorni 30;

– Prezzo di vendita Euro 99,79;

– Prezzo di riacquisto 99,69;

– Costo del fissato bollato 0,009% (che non tiene conto dell’importo minimo e massimo dell’imposta).

L’addebito iniziale è dato quindi dal prezzo di vendita (99,79), dalle spese per il fissato bollato (0,009) per un valore globale pari a Euro 99,799.

Alla scadenza saranno accreditati Euro 99,69 quale prezzo di riacquisto, incrementate del dietimo di interessi maturato per 60 giorni, pari a Euro 0,625 per un importo complessivo di Euro 100,315.

Il dietimo è calcolato dividendo il tasso semestrale del 1,875% per 180 giorni.

Il rendimento dell’operazione su base mensile è dato da:

€ 100,315 – € 99,799  
—————————— x 100  =
€ 99,799  
€ 0,5160  
—————————— x 100 = 0,5170%
€ 99,799  

a cui corrisponde il seguente tasso effettivo annuo posticipato: (1,005170^6 — 1) . 100 = 3,14%

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