Investire nei fondi etici


Aumenta l’interesse per forme di investimento che promettono un’attenzione, oltre ai rendimenti, anche a come e dove vengono investiti i soldi.

Crescono sempre più i risparmiatori che vogliono scegliere con maggiore consapevolezza gli strumenti finanziari sui quali puntare propri risparmi.

Per evitare di finanziare, per esempio, la produzione di armi; oppure, in senso positivo, per sostenere aziende attente all’ambiente.

Benché se ne parli molto solo da qualche anno, l’idea di applicare ai propri investimenti criteri etici è antica: già nel 1928 le chiese metodiste statunitensi avevano creato un fondo etico che escludeva dal portafoglio tutte le imprese coinvolte nella produzione di alcol o nel gioco d’azzardo.

Negli ultimi anni, con l’intensificarsi del dibattito sulla responsabilità sociale dei produttori, sull’ambiente, sulla globalizzazione, l’interesse dei risparmiatori è aumentato.

Il mercato risponde a questa esigenza e il risparmiatore italiano si trova oggi a disposizione un certo numero di fondi che si definiscono in vario modo “etici”.

Si tratta di strumenti molto differenti tra loro, non solo per il tipo di investimenti, ma anche nella definizione di ciò che ne caratterizza l’eticità.

D’altra parte, non esiste una legge che definisca a quali criteri precisamente debba rispondere un ente o uno strumento di investimento per potersi definire “etico”: tanto è vero che in passato ci sono state polemiche tra l’Associazione Finanza Etica e le banche che lanciavano progetti genericamente “etici”.

Ma quali caratteristiche dovrebbe avere un vero fondo comune etico?

Innanzitutto, vi sono fondi che selezionano i titoli su cui investire, creando il loro portafoglio in base a una serie di criteri non economici, ma che rispettano determinati valori. Per esempio, possono escludere titoli di Stato emessi da Paesi nei quali non vi è democrazia o dove non sono rispettati i diritti civili.

Oppure escludono obbligazioni e azioni di società che non rispettano i diritti dei lavoratori o che non rispettano determinati criteri ambientali o che non sono trasparenti nei confronti degli azionisti di minoranza; o ancora, di società attive in settori considerati eticamente deprecabili quali la produzione di armi, quella del tabacco, la pornografia, la produzione di organismi geneticamente modificati, la produzione di energia nucleare…. (la lista non è necessariamente esaustiva!)

Naturalmente, si tratta di scelte con un margine di soggettività: per esempio, un risparmiatore può non voler investire su azioni di una società che produce mine anti-uomo, e per questo motivo orientarsi su un fondo etico, ma allo stesso tempo potrebbe essere del tutto d’accordo con la produzione di energia nucleare e di organismi geneticamente modificati.

La selezione dei titoli viene di solito affidata dalla società di gestione dei fondi etici a società terze, specializzate proprio nella valutazione dell’eticità degli investimenti.

La valutazione delle società specializzate arriva ad attribuire dei veri e propri rating (in pratica, voti) relativi all’eticità di azioni e obbligazioni.

Sarà poi la società che gestisce il fondo a scegliere, all’interno dell’insieme dei titoli selezionati come etici, quelli più interessanti a livello di rendimento atteso.

Altri fondi si definiscono etici in quanto destinano una percentuale predefinita delle commissioni di gestione raccolte o del patrimonio investito o delle cedole distribuite a scopi considerati “etici”, quali possono essere il sostegno di progetti di ricerca, o di progetti di cooperazione internazionale o di enti benefici.

Per esempio, il fondo Bnl per Telethon destina ogni anno lo 0,6% del patrimonio del fondo alla Fondazione Telethon.

Il fondo Azimut Solidity consente al risparmiatore che vi ha investito di devolvere una parte dei rendimenti ottenuti (il 25% o il 50%) a una delle organizzazioni umanitarie partner del progetto.

Ne caso in cui il sottoscrittore prenda questa decisione, Azimut si impegna a versare alla stessa organizzazione un importo pari allo 0,24% del patrimonio del cliente, trattenendolo dalle commissioni di gestione e quindi rinunciando a parte di esse.

Alcuni fondi uniscono le due cose: sia selezionano i titoli sia finanziano attività a carattere etico.

È il caso, tra gli altri, di Aureo WWF pianeta terra, che sia seleziona le società in cui investire in base al rispetto dell’ambiente sia sostiene progetti in accordo con il WWF.

I fondi Valori Responsabili monetario, obbligazionario misto e bilanciato di Etica Sgr (gruppo Banca Etica) oltre a selezionare i titoli, per ogni importo in essi investito trattengono lo 0,1%, che viene versato in un fondo di garanzia per progetti di microcredito in Italia.

I fondi etici differiscono tra di loro anche perché (come tutti i fondi di investimento) appartengono a diverse categorie a seconda degli strumenti di investimento prescelti.

Come per qualsiasi altro fondo, l’appartenenza a una o all’altra categoria lo rende adatto alle esigenze di risparmiatori diversi: un fondo azionario sarà adatto a un risparmiatore con un orizzonte temporale più lungo e una buona propensione al rischio, mentre per rischiare meno e avere la possibilità di disinvestire a termine più breve si preferirà un obbligazionario.

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