Carte di credito revolving


Una sicura novità nel mondo delle carte di credito è stata l’introduzione della carta revolving, traduzione letterale a rotazione, cioè di una carta di credito il cui fido (da 1 .250 a 5.000 euro, a seconda della politica dell’emittente e dell’importanza del cliente) si rinnova a cadenza mensile.

Infatti il titolare paga qualsiasi acquisto con la carta e l’importo viene addebitato non in unica soluzione ma in rate dell’importo che il titolare stesso ha scelto, a partire da un minimo di soli 25 euro al mese (di capitale più interessi).

Un esempio: se un titolare di una carta revolving, con un limite di spesa di 2.500 euro al mese, effettua un acquisto per 800 euro e ha rate mensili fissate a 200 euro, il mese successivo rimborserà i primi 200 euro più gli interessi e il suo debito scenderà a 600 euro.
Nello stesso istante il massimo credito disponibile è divenuto pari a 1 .900 euro (il limite di spesa mensile meno il debito residuo, cioè 2.500 — 600 euro), che il titolare della carta potrà spendere come vuole, iniziando a pagare sempre dal mese successivo e pagando in totale non oltre 200 euro al mese.

E questa la differenza delle carte revolving rispetto alle altre carte bancarie: il rimborso è comunque a importi fissi mensili indipendentemente dalla somma da restituire, in ogni caso inferiore al limite di spesa prefissato.

In questo modo si è creato un meccanismo di credito al consumo che, a differenza delle tradizionali vendite rateali, ha il grande vantaggio di non richiedere istruttoria, né busta paga, né dichiarazione dei redditi.

Il commerciante che accetta il pagamento con la carta potrebbe anche non sapere che il rimborso avverrà a rate.

Questo rappresenta un indiscutibile passo in avanti per la tutela della privacy del consumatore in quanto non discrimina chi può spendere di più da chi non può fare altrettanto.

L’utilizzo della carta di credito revolving o rateale è esploso a partire dagli anni 2000 e riguarda essenzialmente l’acquisto di auto, moto, elettronica, elettrodomestici, mobili.

Un problema delle carte revolving è la presenza di clausole vessatorie nei contratti. Molte di queste clausole, tra l’altro, sono presenti anche nei contratti delle carte di credito tradizionali.

Innanzitutto, ai fini della responsabilità in caso di controversie, va sostanzialmente ribaltata l’attuale prassi secondo cui è il consumatore a richiedere il servizio e l’ente emittente quello obbligato a osservarne le regole, come se fosse il consumatore a stabilire le clausole contrattuali, mentre è vero l’esatto contrario.

Sicuramente vessatorie sono anche le clausole, presenti in molti contratti, che riguardano il recesso e trattano le due parti in causa in maniera squilibrata: prevedono infatti tempi di preavviso lunghi quando è il consumatore ad andarsene, mentre l’emittente può decidere di rompere il contratto come e quando gli pare, anche senza un congruo preavviso.

Anche altre clausole presentano uno squilibrio tra consumatore ed ente emittente, ovviamente sempre a favore di quest’ultimo.

Stiamo parlando delle questioni legate alla restituzione della parte di canone annuale relativa al periodo successivo al recesso o del momento in cui si conclude ufficialmente il contratto.

Ma non finisce qui: grandi ambiguità possono essere evidenziate anche rispetto alle clausole che regolano la possibilità dell’ente emittente di cambiare le condizioni
economiche del contratto.

Come si vede, gli aspetti cui bisogna mettere mano sono tanti: oltre a clausole più o meno palesemente vessatorie, ce ne sono altre decisamente poco chiare, che
lasciano troppo margine all’interpretazione e quindi non tutelano il consumatore.

Le carte revolving sono carte di credito particolari, che permettono di pagare le spese rateizzando gli estratti conti. Si tratta di un vero e proprio strumento di finanziamento: il titolare ha a disposizione una linea di credito utilizzabile in qualsiasi momento.

In pratica, l’importo di un acquisto pagato con la carta revolving non viene addebitato sul conto corrente del titolare tutto in una volta, ma a rate mensili.

Queste rate servono a ricostruire il credito da cui potrete attingere. Ogni mese al titolare viene inviato l’estratto conto, che riepiloga le spese fatte con la carta, l’utilizzo del credito, la rata addebitata e il fido di nuovo disponibile.

Ognuno di questi estratti conto ha in media un costo di invio di 1,23 euro; per quelli superiori a 77,47 euro è prevista anche un’imposta di bollo di 1,81 euro.

Occorre stare attenti alle trappole: in troppi contratti revolving sono presenti clausole vessatorie e che quindi dovrebbero essere eliminate.

Le carte revolving vengono promosse dalle banche e dalle finanziarie, perché sono per loro più redditizie delle carte tradizionali: rateizzare gli addebiti aumenta gli interessi che finiscono nelle casse degli intermediari.

Secondo alcune rilevazioni della Banca d’Italia il tasso medio di interesse delle revolving per un credito fino a 1.500 euro può superare il 16% annuo, quindi decisamente troppo elevato.

Oltre alle revolving pure, sul mercato sono presenti anche carte “option”, che a scelta del titolare permettono il pagamento delle spese sia in un’unica soluzione sia a rate.

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